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Un paradosso tutto italiano. ENI, dis-educazione ambientale

Aggiornamento: 26 ott 2020


A quanto pare l’Italia sarà la prima nazione a introdurre nel programma scolastico l’educazione civica ai cambiamenti climatici, e gli insegnanti saranno formati da ENI - la società di produzione di petrolio e gas, che esegue trivellazioni in 67 paesi del mondo e che investe solo l’1,88% del suo fatturato in progetti di sviluppo di energie rinnovabili. L’iniziativa per i docenti ha già avuto inizio a Roma, Milano e Bologna, e proseguirà a Cuneo, Palermo, Napoli, Ancona e Bari. Come spiegheranno agli studenti che inquinare è peccato e che chi ha fatto loro la formazione è proprio un ente che inquina, non sarà semplice. Perché ENI ha una grande responsabilità riguardo i cambiamenti climatici e i disastri ambientali.


ENI La società, che ha un giro di affari di 75,8 miliardi (dato del 2018), deve i suoi introiti alle speculazioni sul petrolio, con una produzione di 1,9 milioni di barili al giorno. Le sue attività di esplorazione e trivellazione, nell’ultimo decennio, si sono intensificate in tutto il mondo. Tuttavia, paradossalmente, ha ricevuto un riconoscimento per il suo impegno contro i cambiamenti climatici. La sua storia è costellata di profondi intrecci tra politica ed economia, perché nel nostro paese, dal dopoguerra a oggi, gas e petrolio hanno costituito uno dei motori della crescita economica.


Guai giudiziari Sono diverse le vertenze giudiziarie e le proteste contro gli impianti ENI. Nel nostro paese vanno menzionati i disastri ambientali di Basilicata e Sicilia, che si traducono per entrambe le regioni nello smaltimento illegale di rifiuti petroliferi. Inoltre, Legambiente, Movimento difesa del cittadino e delegazione italiana della Federazione Europea per il Trasporto e l’Ambiente hanno accusato la società per “pratica commerciale ingannevole” in relazione alla campagna pubblicitaria del biodiesel “diesel+” che recitava “-4% di consumi e -40% di emissioni gassose”. Accusa confermata a gennaio di quest’anno dall’Autorità Antitrust, che ha inflitto a ENI una multa di 5 milioni di euro.


Ma i guai della compagnia si estendono anche all’estero – il 52% delle riserve petrolifere si trova in Africa, il 26% in Asia e Oceania.


In Nigeria è ancora aperto il processo per una maxi tangente ai politici africani, mentre si è chiuso con un risarcimento di due milioni di euro quello intentato da una comunità nigeriana per i danni ambientali creati dalla rottura di un oleodotto. Riguardo quest’ultimo, le copiose e ripetute fuoriuscite di petrolio nell’ex colonia britannica sono state oggetto di studio da parte di ricercatori specializzati di 142 Paesi – soprattutto Francia, Olanda, Nigeria, Regno Unito e Svezia. Secondo ENI la maggior parte delle perdite erano causate da furti da parte della popolazione. Le analisi invece hanno rilevato che si trattava di problemi tecnici. Attribuire le perdite a un furto avrebbe evitato alla compagnia di pagare i risarcimenti alle comunità colpite dal disastro ambientale.

In Ecuador il popolo Waorani è riuscito a proteggere 200 mila ettari di foresta pluviale, rivolgendosi al tribunale. Da ricordare che le foreste pluviali, malgrado vengano distrutte ogni anno, sono essenziali per la regolazione del clima dell’intero pianeta.

In Montenegro ci sono a tutt’oggi forti proteste per una concessione della durata di 30 anni data a ENI su un’area di 1220 kmq, mentre in Kazakistan una comunità sta ancora aspettando un risarcimento per i danni causati all’ambiente e alla salute delle persone.

Nella Repubblica Democratica del Congo, dove nel 2008 ENI aveva ottenuto un accordo per l’esplorazione di sabbie bituminose su un’area coperta da foresta tropicale primaria, la compagnia è stata accusata di bruciare a cielo aperto gas naturale collegato all'estrazione del greggio. Le emissioni sprigionate, entrando nel ciclo dell’acqua, sono state correlate inequivocabilmente al fenomeno delle piogge acide.

In Russia, a settembre 2017, è iniziata una protesta ambientalista contro la realizzazione di due pozzi esplorativi nel Mar Nero da parte della società Rosneft, in collaborazione con ENI. Essendo il Mar Nero un mare chiuso, un eventuale incidente causerebbe danni incalcolabili.


Nota positiva che spicca come un fiorellino nel fango, le fonti di energia pulita. A Porto Marghera (Venezia), ENI ha avviato la prima bioraffineria dalla capacità di circa 360 mila tonnellate annue di green diesel/green nafta, alimentata da oli vegetali di importazione – a detta della compagnia, certificati secondo standard di sostenibilità ambientale. Entro il 2021, la bioraffineria sarà in grado di portare la produzione a 560mila tonnellate. Inoltre sono stati realizzati in varie località italiane e del mondo impianti solari fotovoltaici e, a Ravenna, un’unità di produzione che trasforma l’energia delle onde marine in energia elettrica.


Conclusione Agli impianti gas-petroliferi esistenti si aggiungono i nuovi progetti di ENI che destano preoccupazione per l’impatto che andrà a ricadere sugli ecosistemi e per le relative ripercussioni socio-economiche che graveranno sulle popolazioni locali. Preoccupazione che non può essere espressa in tutti paesi, a causa della repressività di governi corrotti e poco responsabili.


Ora resta da vedere se questo paradosso tutto italiano avrà un seguito, anche e soprattutto in considerazione del fatto che contro il patto ENI-presidi si sono mobilitati i giuristi del team Legalità per il clima.

Dopo un'occhiata a questo pianeta qualsiasi visitatore dallo spazio esterno direbbe: "Voglio vedere il direttore!". William S. Burroughs.






Sitografia


https://www.ilsole24ore.com/art/multa-5-milioni-all-eni-diesel-green-e-pubblicita-ingannevole-ACeTx6BB


https://valori.it/eni-insegna-sostenibilita-scuole/


https://www.orizzontescuola.it/fioramonti-ed-civica-sara-ora-di-sviluppo-sostenibile-cambieremo-geografia-scienze-fisica-e-formeremo-insegnanti/


https://www.pressenza.com/it/2020/01/trivelle-processi-disastri-ambientali-ecco-perche-eni-non-puo-insegnare-sostenibilita/


https://www.legambiente.it/eni-nemica-del-clima-legambiente-presenta-dossier/


https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/Dossier-ENI-2019-Legambiente.pdf


https://www.africa-express.info/2018/03/21/nigeria-i-dati-amnesty-contro-eni-e-shell-su-inquinamento-del-delta-del-niger/


https://www.wwf.ch/it/i-nostri-obiettivi/foresta-pluviale-verde-a-perdita-docchio




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