Blackrock, la banca ombra del mondo
La qualità dell’aria che respiriamo, la provenienza del cibo che portiamo in tavola, il carburante dell’auto che guidiamo, le condizioni del debito che abbiamo contratto per acquistare la casa, la lavatrice o il cellulare, l’informazione che ci viene propinata e molto altro ancora sono frutto delle scelte di poteri sovranazionali che decidono per noi, controllando gran parte dei governi del pianeta. Cospirazionismo o realtà?
Nella nostra epoca, i padroni del mondo sono le conglomerate multinazionali, le enormi istituzioni finanziarie, gli imperi commerciali e così via. La vile massima che li guida è: “Tutto per noi e niente per gli altri”. (Noam Chomsky)
Black Rock (in italiano Roccia Nera) è il nome della società di investimento più grande al mondo. Società che incarna un potere enorme, quello di influenzare governi e sistemi e di conseguenza la nostra vita. Nata nel 1988 in America con il nome di Blackstone, oggi gestisce 8.7 trilioni di dollari, con un portafoglio costituito per il 72% da hedge fund e un’estensione planetaria unica, vantando 70 uffici in 30 nazioni, compresa la nostra. Uno dei suoi padri fondatori è il noto Larry Fink.
BlackRock inizia il suo percorso come una qualsiasi altra società di investimenti, per poi compiere un balzo durante la recessione del 2007-2008, quando la Casa Bianca si affida ai suoi servizi: la Roccia aiuta Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti) a limitare i danni del fallimento di banche e società di brokeraggio assicurativo e finanziario. Da quel momento in avanti diventa l’istituzione finanziaria più influente al mondo, che sa quando e dove investire e come speculare con precisione chirurgica. Grazie a queste sue "abilità", a fine 2010 viene interpellata dalla Banca centrale d’Irlanda per uno studio sullo stato di salute delle banche irlandesi – per evitare il fallimento Dublino ha appena chiesto un prestito di 50 miliardi di euro all’Europa e al fondo monetario internazionale. Nel 2011 è la volta della consulenza alla Grecia. In seguito di quella alla Spagna, dove oggi la Roccia è azionista delle sei più importanti banche spagnole, e poi all’Olanda. Anche la Banca centrale europea si affida a BlackRock, interpellata da Mario Draghi nel 2014 per l’acquisto di titoli e ancora nel 2016 per uno stress test (ovvero una valutazione del capitale di vigilanza) di varie banche.
Malgrado si professi indipendente, BlackRock ha un debole per la madrepatria, tanto che ha investito non pochi spicci nelle multinazionali americane: nel settore armi e petrolio, nella farmaceutica (possiede, tra i vari titoli, il 7,46% di Pfizer, sebbene non si sia fatta mancare il 7,7% dell’anglo-svedese Astrazeneca), nel digitale (con il 6,59% di Facebook, per citare un esempio), in una bella fettona di mass media statunitensi, e così via a seguire con una lista piuttosto nutrita di settori e aziende.
Sebbene la Commissione europea abbia attribuito alla Roccia un ruolo chiave nella consulenza (molto ben remunerata) sulla “finanza sostenibile”, quest’ultima possiede investimenti nelle più grandi società di carbone del mondo, nonché circa un paio di miliardi di dollari di azioni in imprese responsabili della deforestazione della foresta amazzonica e 87,3 miliardi di dollari in compagnie petrolifere. Date queste premesse sulla (auspicata) svolta green che ci attende ci sarebbe da dire “qualcosina”, ma tant’è.
In Europa BlackRock è presente nel settore bancario, dei trasporti, dell’energia, dell’agroalimentare, delle telecomunicazioni, dell’immobiliare, ed esercita potere sulle banche centrali – non è un caso che sia tra i primi azionisti di Deutsche Bank – e di conseguenza sui governi. Mr. Fink viene ricevuto come un capo di Stato e, purché continui a investire nel vecchio continente, viene trattato con i guanti. Nel nostro paese la Roccia possiede azioni di Intesa San Paolo, Unicredit, Banca Generali, Fineco, Enel, Eni Telecom Italia e una buona fetta di bond del debito pubblico. BlackRock, denominata la “banca ombra” del mondo, è pressoché ovunque. Ma chi paventa che possa soffrire di solitudine dall’alto del suo impero, si ravveda: a farle compagnia ci sono altri mega colossi come Vanguard Group, State Street Corporation, … per la maggior parte americani.
“Seguire i soldi” La lezione di Giovanni Falcone è sempre valida, anche quando, come in questo caso, non si parla di mafia. Estendendo la logica di quel ragionamento famoso su una scala di massima ampiezza, è facile intuire quale direzione stiamo prendendo e perché. Chi troviamo, allora, se seguiamo il flusso dei soldi nel mondo? Multinazionali e società di investimento che affondano le unghie in tutti i settori più strategici, dai big media ai big pharma, al settore energetico a quello delle armi.
Ora quando litigate sulle preferenze dei candidati politici del “paesiello” vostro, perorando con convinzione le loro cause sul vostro profilo Facebook, pensate a quanto poco contino le loro promesse elettorali. Perché, al di là delle buone intenzioni e del pensiero ideologico (purtroppo in via di estinzione come il leopardo dell’Amur), non faranno niente che non sia concesso loro di fare, una volta insediati sulle loro poltronazze. Loro lo sanno, consapevoli del fatto che la politica è stata ampiamente neutralizzata dall’economia. Sono le multinazionali che gestiscono i governi e non viceversa (cit. Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica). A meno che… tutto ciò sia solo cospirazionismo.
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