Lockdown, quando il nemico non è solo il virus
Aggiornamento: 26 ott 2020
La violenza di genere non si è fermata né con la minaccia del COVID-19 né dinnanzi a quel senso di civiltà che credevamo di aver acquisito. In molti paesi dilaga ancora una piaga che pare non volersi estinguere: la cultura repressiva nei confronti della donna.
I casi di abusi domestici aumentano con regolarità in corrispondenza dei periodi in cui le famiglie trascorrono più tempo insieme. La convivenza forzata del lockdown dovuto al COVID-19, unitamente all’incertezza economica del momento, è sfociata in un aumento di violenze domestiche a livello transnazionale. I casi di abuso si sono moltiplicati, rendendo la casa di molte donne un luogo di paura anziché un rifugio sicuro.
Secondo i dati forniti da D.i.RE. – Donne in rete contro la violenza – dal 2 marzo al 5 aprile si è registrato un incremento delle richieste di aiuto del 74,5% rispetto alla media mensile. Dati in netto contrasto con varie associazioni di altri sportelli antiviolenza. Nelle prime due settimane di marzo, rispetto all’anno precedente, le chiamate al numero verde nazionale 1522 gestite da Telefono Rosa sono diminuite del 55,1%, e nei primi 22 giorni del mese le denunce per reati di maltrattamento sono passate dalle 1157 del 2019 a 652. Diminuzione avallata anche dalla magistrata della procura di Milano, Maria Letizia Mannela, intervistata in proposito. In altre parole, i maltrattamenti sono aumentati, ma sono diminuite le richieste di aiuto. Perché? Perché la riduzione dei contatti esterni cui è obbligata la donna per via del lockdown e il controllo diretto da parte del compagno rappresentano di fatto un impedimento a rivolgersi a strutture, istituzioni e hotline dedicate. Probabilmente i numeri di D.i.RE., sbandierati su tutti i media in questi giorni, sono un “richiamo” per il governo – che aveva promesso all’associazione un finanziamento corposo, non ancora erogato.
In cosa consiste un abuso? Un abuso è un qualsiasi tipo di violenza, fisica, psichica, economica o sessuale che mira ad avere potere e controllo su una persona. La violenza domestica comporta una componente fisica e sessuale, l’uso di minacce e intimidazione, l’obbligo all’isolamento, la strumentalizzazione dei figli, la svalorizzazione della vittima e il ricatto economico. Le conseguenze per chi la subisce non sono indifferenti, andando ad incidere sul piano psicologico, relazionale e fisico.
Una tragedia annunciata Le Nazioni Unite, seppur con discutibile tempismo, hanno rivolto un appello ai governi affinché si intraprendano azioni volte a contrastare l’ondata di maltrattamenti domestici esasperatisi durante il lockdown. Il blocco ha creato un’emergenza nell’emergenza, per la quale, in alcuni casi, sono state più tempestive le associazioni antiviolenza che non le istituzioni.
Negli Stati Uniti, dove nel sud del paese dopo il lockdown i casi sono aumentati del 20%, ci si avvale di hotline dedicate e di numerosi centri di supporto.
Anche nel Regno Unito, dove il numero di femminicidi durante le prime tre settimane di blocco si è rivelato il più alto degli ultimi 11 anni, si utilizzano le hotline. Inoltre alcuni gruppi, come i Southall Black Sisters e Compassion in Politics, hanno chiesto con successo agli alberghi di aprire le stanze a coloro che fuggono da abusi domestici e violenza sessuale.
Le porte degli alberghi alle vittime di abusi si sono aperte anche in Spagna, grazie a un decreto Reale. In questo paese, le donne che rompono il blocco per denunciare o chiedere aiuto non vengono multate. L’esenzione alla sanzione è garantita anche in Argentina, dove è stata lanciata la campagna #LaOtraPandemia e dove nel mese di marzo si è verificato un femminicidio ogni 29 ore.
Nel nostro paese i centri antiviolenza sono rimasti aperti e le donne che si recano presso queste strutture sono esentate dallo scrivere l’indicazione precisa sull’autocertificazione. Le vie per chiedere aiuto in Italia sono tre: recarsi in un centro, chiamare il 1522 oppure utilizzare la rete – fermo restando lo strumento della denuncia.
Durante il blocco, la Francia ha registrato un aumento di abusi domestici del 36%. Il governo si è detto pronto ad accollarsi in favore delle vittime il costo di 20.000 notti in alberghi presenti sul territorio, ha previsto un finanziamento alle associazioni antiviolenza di un milione di euro, e ha approntato un linguaggio specifico (un codice che le donne possono utilizzare nelle farmacie) sulla base di un’iniziativa già in vigore nelle isole Canarie.
La Germania, prevedendo l’ondata di violenza, aveva esortato a suo tempo i Comuni a organizzare strutture di accoglienza alternative.
In Austria si raccolgono nei rifugi le vittime di abusi ma anche i familiari violenti delle famiglie in quarantena.
In Cina le violenze si erano esacerbate già dai primi di febbraio scorso, con un raddoppio dei casi rispetto all’anno precedente. La legge del marzo 2016 che proibisce ogni forma di maltrattamento domestico, voluta dal Congresso del popolo, pare essersi perduta nei fumi del contagio.
In India, invece, dove il cammino della donna verso la parità dei diritti è ancora lungo, il governo centrale non fa nulla e tocca agli Stati e alle varie associazioni organizzarsi al meglio. Mentre nel Chennai si utilizza whatsapp, nello stato del Tamil Nadu le donne che versano in situazioni pericolose vengono portate presso rifugi designati dai cosiddetti protection officers. Nell’Uttar Pradesh, che vede il record più significativo di violenze domestiche, la polizia ha lanciato una hotline.
La Turchia, dall’inizio del lockdown, ha registrato un aumento di abusi del 38%, ma questo non sorprende più di tanto, considerato che il suo Presidente ha fatto della misogina il suo marchio distintivo.
Anche in Brasile, che nella città di Rio ha visto un incremento dei maltrattamenti pari al 50%, l’ondata non stupisce, d’altronde Bolsonaro era stato denunciato all’Onu per i tagli al budget contro la violenza di genere. La Colombia, attraverso il movimento colombiano a difesa delle donne Mesa del Movimiento Social de las Mujeres, ha denunciato purtroppo un aumento dei femminicidi.
Di Russia, Africa, paesi orientali e medio orientali non sono resi pubblici i dati.
[A onor del vero, esistono anche casi di abusi rivolti al sesso maschile, più sommersi e meno pubblicizzati, ma statisticamente è molto più diffusa la violenza di genere nei confronti delle donne]
Sitografia
https://www.nytimes.com/2020/04/06/world/coronavirus-domestic-violence.html
https://nypost.com/2020/03/28/domestic-violence-victims-facing-higher-risks-amid-coronavirus-quarantine/
https://alleyoop.ilsole24ore.com/2020/04/08/crollano-denunce-e-chiamate-ai-centri-antiviolenza-col-covid-19-piu-rischi-per-le-donne/
https://www.lastampa.it/cronaca/2020/03/19/news/l-altra-faccia-del-coronavirus-e-emergenza-violenza-sulle-donne-ecco-i-numeri-da-chiamare-per-chiedere-aiuto-1.38612088
https://www.huffingtonpost.it/entry/lockdown-e-violenza-sulle-donne-la-storia-di-erika-alla-bambina-che-ero-direi-che-una-vita-duscita-ce_it_5e8ed208c5b6b371812c1a27
https://www.theguardian.com/society/2020/mar/28/lockdowns-world-rise-domestic-violence
https://www.repubblica.it/cronaca/2020/04/14/news/emergenza_coronavirus_aumentano_le_violenze_sulle_donne-254026268/
https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/11/25/la-complessita-della-violenza-genere-quella-dobbiamo-raccontare/
https://www.open.online/2020/04/03/coronavirus-francia-contro-abusi-domestici-codici-segreti-farmacia-stanze-albergo-isolamento/