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Metaverso, un altro universo


Nasce l’espressione di un nuovo mondo digitale, un universo multidimensionale, evoluzione del cyberspazio: il metaverso. Il gruppo Facebook, che vi prevede un investimento di almeno 10 miliardi di dollari nell’arco di brevissimo tempo, prende per l’appunto il nome di Meta. Il progetto inizia anni fa: non senza ragione nel 2014 Facebook acquisisce Oculus, leader nella tecnologia della realtà virtuale, e nel 2017 Mark Zuckerberg si dichiara pronto a lanciare la prima piattaforma dedicata alla realtà aumentata. Ma Zuckerberg non è il solo perché sono molte le aziende del mondo tech a investire forte e a credere in questo segmento.


L’idea del metaverso – il termine si ispira a un romanzo cyberpunk del 1992 – è quella di produrre una realtà digitale immersiva ovvero intrecciata alla nostra vita reale, dove invece della classica conference call di lavoro, attraverso un avatar ci si può incontrare con i colleghi nella rappresentazione digitale di un ufficio, sedendo intorno a un tavolo digitale, sorseggiando un caffè digitale. Allo stesso modo si può giocare a carte, praticare uno sport, guidare un’automobile, preparare una torta o incontrare gli amici. Il tutto con l’aiuto di dispositivi di realtà virtuale – che in parte esistono già, si pensi ad esempio alle decine di milioni di visori per i giochi online. Di questo nuovo universo fanno parte espressioni che non ci sono sconosciute come criptovaluta (Bitcoin, Ethereum ...), Nft (non fungible tokens ovvero token crittografici che rappresentano un atto di proprietà e autenticità di un bene unico), blockchain (registro digitale la cui integrità è garantita attraverso l’uso della crittografia). Espressioni che in alcuni paesi sono già entrate nei dizionari come termini di uso comune.


Metaverso di Sotheby's

Il metaverso è una novità che piace e nella quale chi conta vede un’opportunità, tanto che sta già dando impulso a un’economia reale generando nuovi modelli di business. Molte aziende vi operano con servizi, sistemi e infrastrutture. Gucci lancia la sua prima collezione per Roblox (una piattaforma di gioco online). Sotheby’s crea la replica virtuale della sua sede londinese per vendere arte digitale. Le isole Barbados aprono un’ambasciata virtuale. Adidas crea una collezione esclusiva per un club di clienti della realtà aumentata e Nike è pronta a lanciare il suo brand. In questo nuovo mondo investono anche la leggenda del basket americano Micheal Jordan, superstar del rap, Disney, Warner, la coreana Hyundai, Alibaba e altre aziende cinesi, vari gruppi di investimento che operano in borsa. E questi sono soltanto alcuni esempi.


Il metaverso sta entrando nelle nostre vite. Proprio perché, secondo le previsioni, sarà utilizzato da miliardi di persone, i colossi della tecnologia si stanno dando da fare. Apple, Google, Microsoft sono già alle prese con visori di realtà aumentata, video conferenze olografiche e investimenti da capogiro.

Per realizzare tutto questo, però, è necessaria una connessione veloce e affidabile ovvero servirà la connessione 5G, sebbene enti scientifici di mezzo mondo la reputino potenzialmente rischiosa per la salute. La ragione per la quale, di recente, abbiamo acquistato decoder tv o nuovi televisori risiede nel fatto che abbiamo dovuto liberare le frequenze che serviranno proprio al 5G.


Metaverso sì o metaverso no? Se da una parte in alcuni paesi, caratterizzati da disparità e disuguaglianze socio economiche, le persone saranno invogliate a ricercare una realtà alternativa perché meno deprimente, è anche vero che la dipendenza digitale produrrà isolamento. Isolati lo sono già gli hikikomori, ovvero ragazzi con disagi adolescenziali che si chiudono al mondo reale rifugiandosi nella tecnologia (in Giappone se ne parla dagli anni ’90 e se ne contano circa 500mila casi). Altro aspetto da considerare è che i dati degli utenti raccolti nel metaverso saranno moltissimi (biometria, posizione, preferenze di acquisto, numeri di carte di credito, anamnesi medica, informazioni sul conto bancario, …) e abbiamo già avuto la prova che non sempre sono al sicuro. Facebook, ad esempio, è stato sanzionato dall’Antitrust per averli utilizzati scorrettamente a fini commerciali.


Se le previsioni si riveleranno corrette, le generazioni future condurranno una vita reale più assottigliata. Probabilmente trascorreranno molto del loro tempo collegate ai vari dispositivi di realtà virtuale, abbandonando progressivamente abitudini che fino a qualche decennio prima venivano definite “corretti stili di vita”. Se poi vogliamo ipotizzare uno scenario più drastico, sulla scia di una situazione economica in generale poco felice e sulle inquietanti profezie di Bill Gates riguardo le pandemie che affliggeranno il pianeta, dobbiamo pensare che all’uomo, ad eccezione di una minoranza di super ricchi, non resterà che sognare, viaggiare, interagire e quant’altro attraverso il metaverso? Ci ridurremo a individui in pantofole con un visore calcato in testa e la gioia illusoria di essere altrove?


In questo modo il mondo tenderà ad essere più digitale che fisico, e io non penso che si tratti necessariamente di un’innovazione positiva per l’umanità. (Eric Schmidt, ex Ceo di Google)


Il progresso andrebbe accolto con apertura dal momento che porta con sé indubbi vantaggi e benefici, ma qualche riserva è sempre bene averla. Se una volta “entrati” nel metaverso fossimo inconsapevolmente suscettibili di condizionamenti diversi (politici, culturali, religiosi, commerciali o di qualsiasi altra natura utile a chi lo governa), potremmo mai esserne consci? Chi detterà le regole?



Probabilmente il metaverso incarna il futuro della tecnologia e di conseguenza di una buona fetta dell’economia. Comunque sia… io in Matrix tifavo per Neo.






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